Mentre la temuta reflazione è già in atto in alcuni mercati immobiliari, con i prezzi delle case che in diversi grandi centri abitati hanno iniziato una forte risalita, in altre metropoli i valori dei beni immobiliari hanno fatto uno scivolone record.
A Vancouver, per esempio, il valore degli immobili è balzato del 40%, tuttavia nessuno sta costruendo. Di solito, come vuole uno dei principi fondatori dell’economia e dell’equilibrio tra domanda e offerta, quando un prodotto o un servizio diventa più caro, si tende a produrne di più. Quindi nella città canadese dovrebbero crescere nuove case come funghi, invece non è così.
Gli spazi edificabili dovrebbero essere saturati e invece il mercato immobiliare della costa occidentale canadese è uno di quelli meno sfruttati al mondo. La domanda per le case a Vancouver è elevata ma, grazie a un sistema normativo molto rigido e all’opera di lobbysmo da parte dei proprietari di immobili, l’offerta è congelata.
“Quando hai un balzo dei prezzi del 40% in un anno ci dovrebbero essere cantieri dappertutto e invece non è quello che sta accadendo a Vancouver”, dice a Bloomberg Thomas Davidoff, che è a capo del Centro per l’Immobiliare e l’Economia Urbanistica presso l’Università di British Columbia.
A Londra bolla è già scoppiata: aree di lusso in crisi
Un caso diametralmente opposto è quello di Londra, dove i prezzi hanno registrato il peggior mese di dicembre in sei anni di tempo. Ultimamente il mercato delle case nella capitale inglese ha pagato sopratutto la debolezza delle aree di lusso, un trend che è previsto estendersi anche l’anno prossimo.
L’agenzia immobiliare inglese Rightmove scrive sul suo sito che i prezzi richiesti per gli appartamenti e le ville in vendita a Londra sono scesi del 4,3% rispetto a novembre, attestandosi a 616.600 sterline di media contro le 775.500 del mese prima.
Il centro di Londra ha subito un calo ancora più ampio della media, del -6%. A essere maggiormente in crisi sono i quartieri di lusso. L’operatore immobiliare segnala che “la bolla di Londra continua a sgonfiarsi” e di conseguenza prevede un ulteriore calo del 5% l’anno prossimo.
Fonte: http://www.wallstreetitalia.com/
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