“D’una città non godi le sette o le settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda”. Una frase, questa, tra le più famose, che ci pone di fronte alle città viste da Marco Polo per Kublai Kan come una serie di relazioni di viaggio, una rappresentazione assolutamente soggettiva di un viaggiatore visionario. Le città per Calvino sono un insieme di tante cose: di memoria, di desideri, di segni d’un linguaggio; le città sono luoghi di scambio, come spiegano tutti i libri di storia dell’economia, ma questi scambi non sono soltanto scambi di merci, sono scambi di parole, di desideri, di ricordi.
Oggi, a distanza di più di quarant’anni, l’architetto peruviano Karina Puente reinterpreta le visioni di Marco Polo con sei disegni rappresentativi delle città impossibili citate nel libro. Per le sue illustrazioni, Karina Puente non ha realizzato solo disegni, ma ha anche utilizzato diverse superfici, ovvero tipi di carta, e matite, per poi ritagliarle e comporle in un vorticoso sovrapporsi di strati cartacei ritagliati e incollati per dare “una sorta di profondità” a ciascuna rappresentazione.
“Di norma, conduco delle ricerche, rifletto e concepisco ogni città nell’arco di tre settimane, prima di iniziare a realizzarne degli schizzi”, spiega la progettista. Le opere qui illustrate fanno parte di un più ampio lavoro intitolato “55 Invisible Cities illustrations”.
Foto: in copertina, la città di Despina. Sotto, in ordine, le città di Anastasia e Isaura. © Karina Puente Frantzen
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