A Milano, al terzo piano di una palazzina Anni Trenta in via Teodosio, Claudia Campone di ThirdtyOne Design e Paolo Milano, professore ordinario di Fisica della Materia presso l’Università degli studi di Milano e direttore del Centro Interdisciplinare Materiali e Interfacce Nanostrutturali (CIMaINa) hanno dato vita a POSThome, un’unità immobiliare sperimentale che unisci le attività domestiche a quelle lavorative. POSThome è la risposta concreta a quanti hanno pensato di investire in case più grandi, con maggior spazi comuni o stanze dedicate al lavoro e all’attività fisica, oltre che alla casa in senso più stretto.
Mai come oggi gli spazi dell’abitare sono stati sotto la lente di ingrandimento di architettura e ricerca, un connubio essenziale per stimolare non soltanto le nuove distribuzioni e materiali all’avanguardia, ma anche considerare la psicologia degli utenti che vivono entro le quattro mura. La casa dopo il lockdown dovrà ospitare tutte le funzioni che nel tempo erano state delegate alla città; nonostante le metropoli continuino ad essere un centro di servizi che man mano si fa più all’avanguardia, il telelavoro sostituirà moltissimi posti di lavoro in azienda.
POSThome verrà messa a disposizione di ricercatori, phd internazionali e personalità nel campo della ricerca. POSThome è un progetto colorato, con una grande attenzione al dettaglio e studiata per poter essere vissuta da più persone contemporaneamente. Dalla cucina color aragosta all’angolo lavoro che permette di avere una visione sul verde esterno, passando per la camera da letto fatta ad hoc per poter creare intimità e allo stesso tempo vivere al centro di uno spazio completamente aperto. Per il benessere psico-fisico i designer hanno immaginato una piccola palestra rivestita con carta da parati. Celato dietro la carta, il bagno. Una porta vedo-non-vedo permette l’accesso allo spazio e, quando chiusa, amplia l’area dedicata al corpo.
Foto di copertina courtesy Chiara Cadeddu
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