Achille Salvagni, architetto e designer romano noto per la creazione di pezzi scultorei unici nel loro genere, ha editato l’appartamento di famiglia mantenendo la stratificazione del passato e aggiungendovi un tocco di ecletticità. L’unità immobiliare, che conta 3600 metri quadrati, si trova all’interno di un edificio progettato nel 1905 dall’architetto Marcello Piacentini, le cui opere più importanti furono commissionate dal governo fascista di Mussolini negli anni Venti e Trenta. Sita nel quartiere romano Coppedè, la residenza è oggi ricca di strati e contraddizioni, disegnato da linee spezzate messi in contrapposizione a curve fluide, opere Pop art e arredi secolari. Il designer si definisce un amatore delle sovrapposizioni, dove epoche diverse convivono amabilmente accomunandosi per il grande piacere di regalare bellezza.
Il distinto approccio al design di Salvagni si può notare in ogni angolo della casa, che oggi condivide con la moglie e i due figli, a partire dal corridoio principale, dove un set di poltrone veneziane del XVII secolo affiancano una moderna credenza in rovere con porte concave in alluminio progettate dall’architetto per evocare lo scudo di un guerriero. Il tappeto di seta, anch’esso disegnato da Salvagni, mostra una mappa di San Felice Circeo, cittadina costiera del Lazio dove trascorreva le estati della sua infanzia. Sopra la credenza, due stampe parigine settecentesche illuminate da infissi in bronzo provenienti da un’antica biblioteca romana.
Una modifica cruciale nella disposizione dell’appartamento è stata quella di rendere il soggiorno molto più grande. È qui che Salvagni ha dato libero sfogo alle sue fantasie cromatiche, creando una tavolozza vibrante ma delicata, ispirata ai dipinti del Bronzino, di Giotto e di Piero della Francesca. Molte delle tonalità utilizzate da questi grandi maestri si ritrovano nei tessuti della sala, come il velluto arancione che ricopre un set di poltrone curve, e nelle opere d’arte esposte, tra cui un dipinto azzurro chiaro dell’artista contemporaneo Ettore Spalletti.
Anche se Salvagni ha completato i lavori di ristrutturazione dall’alto verso il basso prima di trasferirsi, è stato attento a preservare lo stile dello spazio. “Come italiano cresciuto a Roma, sono ossessionato dal patrimonio”, dice. “Non ho mai voluto distruggere l’atmosfera dei primi anni ’90 del progetto, e per fortuna la maggior parte delle persone non si accorge nemmeno che è stato radicalmente cambiato”.
Quella poltroncina è una cosa meravigliosa!