È uno dei simboli della città, una torre progettata da Achille e Pier Giacomo Castiglioni con Luigi Fratino. Via Turati 32cprende il nome dalla via su cui aggetta, l’omonima via Turati, un edificio alto per gli standard della Milano del secondo ‘900, composta da 12 piani per un totale di 5000 metri quadrati destinati ad uffici. Artisa Group AG, società svizzera di sviluppo immobiliare sul mercato elvetico ed europeo, ha firmato tramite la consociata italiana il preliminare per l’acquisto dell’intera torre. Il progetto di ristrutturazione e riqualificazione manterrà la medesima destinazione d’uso ma puntando tutto sulla sostenibilità degli spazi e ripensando alle nuove necessità in luce della situazione post pandemica che si sta delineando all’orizzonte. La torre di via Turati sarà preservata dal punto di vista del linguaggio architettonico e storico per mezzo di un restauro e risanamento conservativi che puntano proprio al mantenimento delle caratteristiche architettoniche della torre, ma con un tocco di contemporaneità. I lavori, che dovrebbero concludersi entro un anno dal loro inizio, partiranno il prossimo settembre.
Artisa Group AG punta tutto sul futuro in un momento in cui lo stesso è molto incerto. Infatti, non è da tutti partire con un progetto come questo, che guarda alla destinazione per uffici quanto nell’attualità la maggior parte delle grandi aziende ha ancora il proprio personale in smart-working. Matteo Monferini si dice convinto della scelta; Artisa Group AG vanta un’esperienza di ben 50 anni vissuti secondo Monferini proprio sfidando il futuro e giocando d’anticipo.
Per Artisa Group AG, tra l’altro, l’investimento italiano sulla torre di via Turati è un bis che arriva dopo il fortunato progetto City Pop, un edificio di 15000 metri quadrati in viale Monza costituito da ben 260 appartamenti microliving per affitti di breve-media durata, con spazi commerciali e parcheggi interrati con previsione di fine lavori nel 2022.
Foto courtesy Urbanfile
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