In Italia esiste una legge che limita il consumo di suolo. Secondo Alessandro Mortarino, coordinatore nazionale di Salviamo il Paesaggio, le case ci sono, non ne servono altre. In quest’ottica, ristrutturare e recuperare gli stabili abbandonati potrebbe rivelarsi un’ottima mossa per poter rilanciare il comparto dell’edilizia, oggi area di lavoro che incide in modo sostanziale sul PIL del Paese.
La costruzione in Italia avanza senza sosta, a ritmi di circa due metri quadrati al secondo per un totale di 14 ettari al giorno nel solo 2018. Roma e Milano, come precisa il rapporto dell’Istituto Superiore per l’Ambiente sul consumo di suolo, sono aree già molto compromesse e in continua espansione. In totale, il consumo di territorio naturale su suolo Italiano si è concentrato nell’ultimo anno nelle aree urbane per più del 50%, nelle aree centrali e semicentrali per il 15% e nelle fasce periferiche per il 32%.
Per di più, su un totale di 31 milioni di costruzioni presenti su suolo Italiano, circa 7 milioni di queste risultano essere vuote o abbandonate. Soprattutto nelle aree urbane, ma non solo, c’è la necessità di riprogrammare l’evoluzione costruttiva edile in favore di una rigenerazione urbana più sostenibile.
La senatrice Paola Nugnes ha proposto un programma che prevede, a livello di pianificazione comunale generale, la costruzione di due banche dati. La prima relativa al suolo e alla sua capacità di fornire servizi ecosistemici. La seconda relativa al riuso del patrimonio immobiliare esistente e delle aree dismesse. L’obiettivo rimane il medesimo, ovvero quello di soddisfare le esigenze insediative, per mezzo di ristrutturazioni, sostituzioni, e rigenerazioni delle aree dove si richiedono questi interventi.
Entro il 2030 l’Europa ci chiede, tramite la Land Degradation Neutrality, la rinaturalizzazione dei territori. In quest’ottica, gli Stati membri devono prevedere sia l’azzeramento della cementificazione, sia l’aumento di superfici naturali che vanno sottratte all’urbanizzazione. In Italia, paese ad alto rischio di dissesto idrogeologico, la rigenerazione paesaggistica dovrebbe essere presa ancor più seriamente. Per fare ciò, si dovrebbero eliminare le coperture artificiali non necessarie che impediscono, tra le altre cose, il fluire delle acque piovane, favorendone la de-impermeabilizzazione della nostra terra.
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